Achille Campanile nasceva a Roma il 28 settembre 1899 e moriva a Lariano il 4 gennaio 1977, ma chi era questo Campanile? 

 

Achille Campanile viene spesso riconosciuto come uno dei più grandi umoristi del secolo scorso, ma sarebbe riduttivo attribuirgli soltanto questo titolo. Drammaturgo, giornalista, sceneggiatore cinematografico e scrittore, capace di farti ridere con il suo umorismo e i suoi personaggi bizzarri e poi un secondo dopo, lasciarti a bocca aperta con i suoi intermezzi lirici dove la prosa si trasforma in vera e propria poesia. Forse il giusto titolo sarebbe quello di gigante letterario, almeno nell’ambito nazionale, non avendo niente da invidiare a Pirandello, Svevo, Eco, Leopardi e Montale.

Da giovane iniziò a scrivere per Il travaso delle idee, giornale umoristico attivo nei primi 66 anni del ‘900, e da lì in poi si fece notare sempre più nell’ambiente letterario, soprattutto per il suo spirito futurista e il suo stile innovativo. Era aria fresca nella camera stagna dei letterati che osavano sperimentare, e stessa piacevole brezza dava anche negli stantii salotti letterari degli autori che si attenevano a una prosa più classica. E questo spesso lo portava a non essere capito e a dividere la critica in due fazioni, tra chi gridava al genio e chi allo squilibrato.

Campanile era un autore che riusciva a dare una forma perfetta ai suoi romanzi, nonostante smontasse e rimontasse a suo piacimento tutte le regole e i luoghi comuni romanzeschi.

Era capace di trasportarti per ore con pensieri profondi e pregni di valore per poi concluderli facendoti fare una grassa risata. Sapeva affrontare tematiche importanti con estrema leggerezza, come passare da una situazione di comicità assoluta e paradossale al lucido pessimismo di Leopardi nelle sue “Operette morali”, sempre mantenendo lo stesso registro narrativo.

Per me Campanile è stato un grande scrittore e oggi, nell’anniversario della sua morte, mi faceva piacere ricordarlo con questo breve articolo.

 

I morti nel loro letto funebre sono belli e strazianti: sono pallidi, quasi più piccoli, indifesi, tristi, ironici e non sentono nulla; tra i fiori e le candele, circondati dalle facce attonite e lustre dei vigilanti e dei visitatori, con le finestre aperte nella notte, hanno un aspetto primaverile e sono buoni, ormai avendo rinunziato a tutto ed essendo pacificati; sembra che quasi possano dire al cielo una buona parola per noi. 

 

Achille Campanile.